Rapporti tra colleghi
“Siamo in classe insieme?” “Si” “Grandioso! Faremo tantissime cose per i ragazzi!”
Questo è l’incipit, o almeno mi auguro che sia così per la stragrande maggioranza dei docenti, di un nuovo anno scolastico all’insegna di un clima sereno, armonioso e ricco di tante promesse che preludono giornate ricche di scambi culturali e didattici tra i docenti presenti in classe e, di riflesso, gli alunni. Il docente di sostegno, solitamente, ha un suo background curriculare che emerge quando, ovviamente, affronta la sua materia: solitamente è sempre scienze motorie o musica, raramente è un docente di lingue, matematica o lettere (per lo meno, magari lo è ma agli albori della sua carriera, poi si convertono tutti al curriculanesimo).
Ma, a fronte di questo rapporto idilliaco e sereno, la verità è che il docente di sostegno rappresenta “lo scrutatore non votante” del collega curriculare: poichè entrambi condividono l’ora il collega di sostegno diventa spettatore “giudicante” della gestione didattica e relazionale del docente di materia. Sicuramente tutto ciò non sarà vero per molti di voi, ma resta il fatto oggettivo che noi siamo in classe con loro e, dolenti o nolenti, ci facciamo un’idea della “governance” dei nostri colleghi.
![Image by Ronald Carreño from Pixabay](https://www.fixonmagazine.com/wp-content/uploads/2025/02/job-5382501_1920-606x365.jpg)
Ovviamente ciò innesca una serie di reazioni a catena che partono dal: “Lo dovete chiedere a me di andare in bagno, sono io il docente”, passando a ” ma non sarebbe meglio se portassi fuori X?” e culminando in “beati voi che avete una classe sola, un alunno al massimo due”. Premetto che sono sicura che ci saranno realtà diverse da quelle che ho descritto, dove avviene una bella sinergia tra colleghi, dove non esiste quella sottile differenza tra docente di sostegno o di materia espressa dalla vicinanza alla cattedra o da tutti i “simboli del martirio” ad esso connessi e quando avviene pensi proprio che ne sia valsa la pena perché, non solo stai bene tu ma, come una forza centripeta, questa sinergia si irradia in tutta la classe e si istaura un clima di apprendimento attivo.
Purtroppo questa differenza c’è, scorre sotto pelle, a volte mascherata da tanti sorrisi altre volte meno celata ma che in entrambi i casi risulta sgradita. Diviso tra l’essere un collega, un docente, uno psicologo e, dulcis in fundo, un abile intrattenitore, sono giunta alla conclusione che non è fare il genitore il mestiere più difficile del mondo: è riuscire a tenere in equilibrio universi diversi, galassie interconnesse e generazioni sempre più sole: se sbagli una mossa, ritorni alla casella di partenza,e, per spostarti, devi impiegare il doppio dell’energia, della volontà e della pazienza!
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